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Rubé e la crisi dell’intellettuale del Novecento

La II edizione del Filmfestival sul Paesaggio coincide con un importante evento culturale connesso alla principale e più conosciuta opera narrativa di Giuseppe Antonio Borgese e di estremo significato, non solo per la Fondazione G.A. Borgese che organizza la manifestazione e che proprio all’Autore è dedicata, ma per l’intera cultura nazionale e, dentro tale scenario, per la stessa cultura siciliana e la sua specifica identità: la ricorrenza del 90° anniversario della prima edizione del romanzo di Giuseppe Antonio Borgese, Rubè avvenuta per i tipi dei Fratelli Treves il 19 marzo 1921.
Rubè è un libro che ha segnato una pagina fondamentale della storia delle letteratura italiana perché ha rappresentato la rinascita del romanzo nel primo dopoguerra e perché ha avuto un sapore profetico per lo stile e per l’analisi psicologica delle contraddizioni morali e della crisi d’identità sulla figura dell’intellettuale.
 
Per celebrare adeguatamente tale evento culturale e assegnargli il giusto rilievo nazionale, la Fondazione G.A. Borgese ha elaborato e promuove una iniziativa sui generis che mette insieme, in una settimana di eventi culturali, la II edizione del Filmfestival sul Paesaggio ed il convegno di studi nazionale dal titolo “Rubé e la crisi dell’intellettuale del Novecento” sulla figura e sul pensiero ancora attuale del polizzano Giuseppe Antonio Borgese, noto critico, letterato e giornalista antifascista della prima metà del novecento.
Per ciò che riguarda il tema del paesaggio, nei suoi libri di viaggio Borgese era un autentico descrittore di luoghi e panorami, in grado di rappresentare con una parola le emozioni e le sintesi espressive di un contesto ambientale; in Rubè ci sono pagine davvero struggenti e romantiche di descrizioni paesaggistiche.
 
Il convegno è organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze filologiche e linguistiche dell’Università degli Studi di Palermo e la MOD per la Scuola (sezione didattica della Società Italiana per lo Studio della Modernità Letteraria), prevede gli interventi di illustri rappresentanti ed esperti della letteratura italiana tra i quali la nota scrittrice Dacia Maraini e di professori, ricercatori e studiosi provenienti da diverse Università italiane (Siena-Arezzo, Parma, Palermo, Perugia, Trento, Milano…) e straniere (Münster in Germania e Florida  degli USA).
Come è possibile evincersi dal programma dettagliato delle varie sessioni di lavoro, grazie alle adesioni registrate, il convegno ha assunto un particolare rilievo nel panorama nazionale, in grado di aggiornare gli studi letterari e di critica letteraria sull’autore siciliano, di primissimo piano nel panorama nazionale e non solo.
La tre giorni di studi inizierà venerdì 27 maggio a Palazzo Steri, sede del Rettorato dell’Università degli Studi di Palermo e proseguirà nei giorni di sabto 28 e Domenica 29 maggio a Polizzi Generosa, città natale di Giuseppe Antonio Borgese.
 
In occasione della ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia, il romanzo è stato anche scelto dagli esperti del Salone del Libro di Torino per l’esposizione "1861-2011 l’Italia dei Libri" costituita dal 150 Grandi Libri che, secondo l’opinione dei selezionatori hanno scandito la storia d’Italia e hanno contribuito a plasmare il nostro costume; per il 1921 Rubè è stato scelto come libro maggiormente rappresentativo dell’Italia e degli italiani.
 
La coincidenza dell’anniversario di Rubé con il 150° anniversario dell’Unità d’Italia offre l’occasione per affrontare, attraverso il tema della perdita d’identità degli “intellettuali”, anche quello attuale della difficile costruzione dell’identità nazionale, piena di contraddizioni e di sviluppi inediti.
Dalla generale crisi del primo Novecento, precipitata all’indomani della Prima Guerra Mondiale, il romanzo di Borgese ci pone, infatti, davanti a tre aspetti:
– quello conoscitivo, che potremmo definire della dicotomia tra ragion pura e ragion pratica;
– quello sociale, che pone problematicamente il rapporto tra individuo e masse sentendo l’esigenza di dare nuovi modelli al ruolo di direzione e di guida dell’intellettuale;
– quello linguistico, che evidenzia unitariamente nell’invenzione narrativa, la crisi dei ruoli intellettuali e degli usi linguistici tradizionali e, dunque, l’abbandono di una letteratura aristocratica ‘dannunziana’ per una formalizzazione più ampia del lessico quotidiano come pure del colto lessico europeo.
In questo senso, il Convegno intende esaminare in modo nuovo questi ed altri aspetti dell’opera di Borgese, sia a livello sincronico (si pensi a Tozzi, ma pure ad Alvaro) sia a livello diacronico, a partire da Moravia, Brancati e Piovene. Naturalmente non verrà trascurato il rapporto con la grande tradizione europea.
 
Mentre procede il nuovo millennio, alla luce dell’inesorabile declino dell’intellettuale contemporaneo, continuare a leggere Rubé permetterà di aggiornare una tematica che ha risvolti di grande attualità.
In tal senso, la tavola rotonda dal titolo Il ruolo (e la funzione) dell’intellettuale oggi” organizzata a conclusione della tre giorni di studi, consentirà di sviscerare e prospettare un tema contemporaneo di assoluto interesse. La modernità di Borgese, infatti, con la capacità di interpretazione critica del suo tempo e la battaglia per la rifondazione del romanzo, si fa più palese se si considera che in questi anni, dopo la messa in crisi dell’intellettuale militante (Pasolini, Sciascia, ecc…) sembra farsi strada un nuovo tipo di scrittore che muovendosi tra documento e invenzione tenta di dare notizia delle contraddizioni del nostro presente.
La tavola rotonda sarà moderata dal giornalista Nuccio Vara e conterà sugli interventi di Paolo Giordano (University of Central Florida – USA), Giorgio Vasta (scrittore), Romano Luperini (Università degli Studi di Siena-Arezzo), Giulio Ferroni (Università degli Studi di Roma “La Sapienza”), Dacia Maraini (scrittrice) e Natale Tedesco (Emerito di Letteratura Italiana Università degli Studi di Palermo)
 
Il Convegno, grazie al prestigioso e autorevole parterre di presenze provenienti da diverse Università italiane, intende rilanciare gli studi su Borgese in un momento di rinnovato interesse cui hanno contribuito, da una parte, l’attività della Fondazione a lui dedicata e, dall’altra, in questi ultimi tempi, la riproposta di nuove edizioni delle opere dello scrittore di Polizzi Generosa nonché di saggi critici sulla sua multiforme attività.
 
La Fondazione G.A. Borgese www.madonie.info
Oltre alle finalità connesse alla valorizzazione della figura e dell’opera di Giuseppe Antonio Borgese, la Fondazione si prefigge anche di organizzare e gestire eventi culturali attraverso i quali valorizzare e promuovere la realtà locale, anche con interventi che mirano a recuperare, rendere fruibile e gestire patrimoni culturali ed ambientali…”. In tale ottica, la Fondazione “G. A. Borgese” è anche il soggetto capofila del progetto “Il paesaggio dei miti e delle narrazioni. Itinerari del patrimonio culturale immateriale del mediterraneo” finanziato dalla Fondazione CARIPLO nell’ambito del bando sviluppo Sud e finalizzato alla nascita di Distretti Culturali in Sicilia. Grazie a tale progetto è sorto il Distretto Culturale delle Madonie sul Paesaggio che si articola, nel suo nucleo costitutivo, in sei Centri di Educazione Culturale dislocati nei sei comuni partners (Collesano, Caltavuturo, Polizzi Generosa, Petralia Sottana, Petralia Soprana e Geraci Siculo), allestiti con apposite strutture di accoglienza e con lo scopo di divulgare il patrimonio culturale delle Madonie. Dallo scorso anno la Fondazione organizza anche il Filmfestival sul Paesaggio, manifestazione che, attraverso l’arte cinematografica, la letteratura, la musica e la natura, intende valorizzare la risorsa del paesaggio come bene comune da preservare, in quanto bene primario tutelato dalla stessa Costituzione (Articolo 9: “La Repubblica… tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”) e, nello stesso tempo, evidenziare come le persone, i loro volti e le loro storie siano parte integrante ed importante del nostro paesaggio quotidiano.
 
Il Filmfest sul Paesaggio è organizzato dalla Fondazione “Giuseppe Antonio Borgese” con il patrocinio di Federparchi e della Società Geografica Italiana, in collaborazione con ‘Re.Co.Sol. – Rete dei Comuni Solidali’ e con l’Associazione  ‘Rete del Caffè Sospeso – Rete di festival, rassegne e associazioni culturali in mutuo soccorso’ composta dal Filmfestival sul Paesaggio e da Valsusa Filmfest  (Valle di Susa – TO), Riaceinfestival (Riace – RC), Lampedusainfestival (Lampedusa – AG), S/paesati (Trieste), Festival del Cinema dei Diritti Umani (Napoli) e Marina Cafè Noir (Cagliari).
 


La Fondazione “G.A. Borgese”

all’interno della II edizione del Filmfestival sul Paesaggio
organizza
“Rubé e la crisi dell’intellettuale del Novecento”
Convegno di studi nazionale per il 90° anniversario del romanzo Rubé di Giuseppe Antonio Borgese, scelto reentemente per rappresentare l’anno 1921 nell’esposizione "1861-2011 l’Italia dei Libri" all’interno del XXIV Salone del Libro di Torino
 
27 maggio a Palermo (Palazzo Steri, Sede del Rettorato)
28 e 29 maggio a Polizzi Generosa (PA)

  Tra i relatori illustri esponenti del mondo accademico e la scrittrice Dacia Maraini

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Giuseppe Antonio Borgese, siciliano di Polizzi Generosa,  critico letterario, germanista, docente universitario di estetica, antifascista è tra gli scrittori italiani più importanti del ’900. La a sua opera più conosciuta è il romanzo “Rubè”.
Antonio Borgese fu uno dei pochissimi docenti universitari che si rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo a seguito del regio decreto emanato il 28 agosto 1931.
Non giurò assieme ad altri 15. Già avverso al regime, avuto sentore dell’atto infame, si rifugiò negli Stati Uniti nel luglio del 1931.
Il 18 agosto 1933 e il 18 ottobre 1934 inviò a Mussolini due lettere, esponendo le ragioni delle sue avversità al fascismo e, quindi, del suo rifiuto a giurare fedeltà alla dittatura.
Le lettere furono pubblicate nel gennaio del 1935 nel Quaderno di “Giustizia e Libertà”.
Giuseppe Antonio Borgese fu:
insigne docente universitario (il primo, a soli 27 anni, ad ottenere una cattedra universitaria – Letteratura tedesca a Torino e a 28 anni a Roma mentre nel ‘26, a Milano, fu istituita per lui – la prima nelle Università italiane – la cattedra di Estetica, poi negli USA all’Università di Berkeley in California, alla Columbia University, allo Smith College di Northampiton e Chicago); romanziere (autore, fra tanti, del più famoso Rubé, primo grande romanzo del dopoguerra pubblicato nel 1921); critico letterario di grande rilievo (fu lui a definire e attribuire il termine crepuscolarismo a quella che poi fu indicata da tutti come la corrente letteraria del primo ‘900); scopritore e recensore di numerosi importanti scrittori (fra i quali Alberto Moravia di cui recensì per primo Gli indifferenti, il primo romanzo di questo ventenne sconosciuto); giornalista di fama di diversi quotidiani nazionali: Il Mattino di Napoli (fu il primo a trovarsi a Messina all’indomani del terremoto del 1908 di cui redasse la prima cronaca dell’evento diffusa poi in tutto il mondo e a soli 25 anni corrispondente da Berlino), La Stampa di Torino (tra il 1911 e il 1912) passando, poi, al Corriere della Sera di Milano di cui fu per anni, prima e dopo l’esilio americano, editorialista della pagina culturale e autorevole redattore di politica estera, in opposizione al fascismo nascente, dal 1912 fino alla guerra del 1915-1918 e oltre; infine, saggista e pensatore politico (è stato chiamato a dirigere l’ufficio, di nuova istituzione, Informazione e Stampa di Palazzo Chigi nel governo di Vittorio Emanuele Orlando, per conto del quale svolse anche importanti e riservate missioni diplomatiche all’estero con diversi fuoriusciti cechi e jugoslavi in vista di una possibile alleanza con le nazionalità slave in funzione antiasburgica. Questa attività lo portò a ideare, promuovere e organizzare il «Congresso delle nazionalità oppresse dall’Austria-Ungaria», detto poi Patto di Roma, che riunì a Roma – l’8 aprile 1918 – tutti i rappresentanti dei popoli dell’ex Impero centrale per affrontare la situazione dei Balcani e le conseguenti trattative di pace conseguente alla dissoluzione dell’Impero Austro-ungarico; le sue idee al riguardo, su quella che poi fu l’ex Yugoslavia, furono, per quei tempi, anticipatrici di fatti e accadimenti che si sarebbero verificati nei tempi moderni).
Di lui come poeta, narratore, critico si è scritto molto. Di lui come pensatore politico, soprattutto del periodo americano degli anni 1931-1952, invece, si è scritto poco.
La sua fama politica, in America e a livello internazionale, di grande oppositore al regime, si consacrò quando pubblicò in America, nel 1937, e in lingua inglese, Goliath: the march of fascism (Golia: la marcia del fascismo), capolavoro storico-politico sul fascismo e affresco letterario della cultura e dell’identità nazionale le cui uscite in America e all’estero contribuirono segnatamente «al declino della popolarità di Mussolini all’estero».
Le innumerevoli e straordinarie recensioni che ricevette a livello internazionale, attestano non solo della grandezza dello scrittore e del narratore manifestatasi nella sintesi, nella chiarezza e nella forza espressiva utilizzata ma anche della sua grande capacità di analisi e prospettazione storica, letteraria e politica dell’Italia e del fascismo.
Nell’immediato dopoguerra si dedicò a quella che egli considerò l’opera più importante della sua vita: "Il Comitato per formulare una Costituzione mondiale" di cui fu il promotore, animatore e segretario.
Assieme alla ferma condanna del razzismo e di tutti i nazionalismi e insieme a un gruppo fra i più autorevoli scienziati e pensatori del momento aveva costituito le basi del progetto per la costituzione mondiale, culminato nella pubblicazione, dopo lunghi studi su problemi politici, economici, etici e religiosi, del Preliminary draft of a World Constitution con il quale propugnò l’idea – e ne fornì concreti elaborati e scritti – di Federazione mondiale e di Costituzione di governo mondiale.
L’importanza dunque dell’Utopia di Borgese, di quell’idea cioè di Federazione Europea e di Federazione Mondiale che andava vagheggiando, che, se anche certamente non si è realizzata pienamente, non si può dire oggi che le sue elaborazioni, alcune sue idee, tuttavia non stanno trionfando sulle bocche di tanti che sognano un mondo che sia di tutti gli uomini, finalmente senza frontiere.
E qui, per quanto riguarda, per esempio, l’Europa, basti dire ciò che Borgese scriveva al suo amico Giovanni Papini già il 17 ottobre nel 1934, la vigilia della sua seconda Lettera a Mussolini: «In politica io credo nell’unione concorde dell’Europa (sarà magari possibile fra duecent’anni, ma chi ci crede lo deve dire fin d’ora) e in ciascun paese credo nella libertà, almeno in quel tanto di libertà senza di cui non vi può essere né giustizia né intelligenza. Così stando le cose non ho creduto di prestare giuramento fascista, che sarebbe stato spergiuro», oppure come concludeva la sua seconda Lettera a Mussolini, il 18 ottobre 1934: «Vedo che non vi sono situazioni personali le quali possano essere risolte all’infuori delle situazioni collettive; e che mio luogo di vita non può essere se non laddove sia permesso allo scrittore d’essere veramente scrittore, cioè di scrivere il suo pensiero; dove, per esempio, non gli sia delitto pensare e dire che tra i fini prossimi della storia è, o è necessario che sia, la libera unione degli stati d’Europa e dentro questi stati almeno tanta libertà quanta occorre perché l’intelletto abbia respiro e la giustizia abbia il suo corso».

 

 

 

 

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